Il fumo
Nel crepuscolo della notte, la luce si infrange tra i palazzi, e il fumo sale silenzioso da una pipa di un anziano sognatore, come un pensiero che non trova parole. Esso incarna un po’ il mistero. Un passante distratto si domanda quale sia la sua origine. Da lontano, il Papa, figura sacra, osserva quel simbolo fragile di speranza e timore allo stesso tempo generato da quel fumo misterioso che migliaia di fedeli incanta.
Il fumo è mistero. Esso, incarna un linguaggio che non ha voce ma sa parlare, sa comunicare. Un segnale che si leva tra il cielo e la terra… a metà tra il sacro e il quotidiano.
Il fumo è messaggero silenzioso che si fa notare quando nessuno ascolta. Si alza al cielo insieme allo spirito di quei popoli antichi che intorno a un fuoco sacro fumavano la pace. Esso, simbolo di un gesto lento, denso di significato, non era fatto per colpire, ma per unire.
Essi offrivano il fumo al cielo come ponte, preghiera, respiro condiviso con gli spiriti invisibili.
E allora un pensiero si fa strada nella mia mente: anche oggi fumare è un modo per colmare un vuoto, sentirsi meno soli, dare forma al tempo che passa… un rituale quotidiano, a volte disperato, a volte tenero, a volte solo un bisogno di sentirsi pieni, realizzati, anche solo per un attimo.
Cammino, perdendomi nei miei stessi passi, in questa città troppo grande per capirmi. E poi, all’improvviso, vedo un fumo all’orizzonte. Non so da dove venga ma qualcosa in me si accende. Penso a quelle ceneri. Penso alla cenere che rimane dopo ogni bruciatura, quella che con un soffio di vento si sparge nell’etere della vita.
Mezzo ubriaco, mezzo matto mi chiedo se è proprio così che si rinasce. “Post fata resurgo” è il motto della Fenice, colei che ha imparato migliaia di volte a rinascere davanti a quel beffardo destino che costantemente ci sfida. Forse è proprio questo il significato della vita: bruciarsi fino in fondo per ritrovare, o meglio ricreare, la propria forma. Il miglior modo per capirsi è affrontare quell’incendio che si trova nei meandri della nostra anima. Spesso non serve la luce per ritrovare il cammino ma il sacro fuoco.
Il fumo è il confine tra due mondi, quello terreno e quello misterioso di cui ancora poco o niente si sa; tra ciò che c’era prima e ciò che rimane dopo; tra chi eravamo e chi cerchiamo di diventare o di ricordare.
All’apparenza così fragile e impalpabile, il fumo lascia tuttavia segni… è lui stesso segno
Come l’amore. Come il dolore. Come la fede.

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