Il mondo è dei sognatori

MA OGNI SOGNO NASCONDE UN INCUBO

di Matteo Soffietti

La solitudine perseguita gli esseri umani dal giorno in cui essi ricevettero in dono il fuoco da Prometeo. Da quel momento il progresso iniziò a divorare la semplicità delle loro vite, sommergerli di domande e assetarli di un significato che la sola esistenza non poteva più dargli. La maggior parte preferì scappare da quelle domande che si portava dentro e rifugiarsi nella freneticità della vita e nei suoi piaceri. Il mondo si divise allora tra gli uomini di fede e gli uomini d’arte. Entrambe queste minoranze, condannate ad essere schiave della propria mente, lottarono per sopravvivere a loro stesse. I primi si confusero tra la gente comune alla ricerca di approvazione e trasformarono la propria pazzia in saggezza. I secondi invece scapparono dalla società rifugiandosi nella propria immaginazione e fecero della loro pazzia la loro bellezza. Sebbene qualcuno avesse inseguito la verità e qualcun altro il bello, nessuno riuscì a trovare quella completezza che tanto disperatamente aveva cercato. Entrambi si persero nelle loro illusioni. La realtà si fece distante e l’umanità precipitò in un luminoso baratro di menzogne dalle quali l’amore rimase l’unico antidoto.

 

Chi meglio di Dostoevskij poteva scolpire a parole i lineamenti propri del sognatore… colui che si nutre di altre vite mai esistite, colui che venera una sola divinità: la Fantasia, colui che esiste all’ombra di sé stesso… l’unico capace attraverso ai voli della sua immaginazione di dimenticare per un attimo il fardello della consapevolezza, l’amara consapevolezza della propria solitudine. Il suo sguardo scruta gli uomini che lo circondano, un senso di superiorità lo allontana da loro ma l’invidia per una vita piena di qualcosa (anche di menzognero) lo richiama ad essi. 

Una notte d’estate in una passeggiata senza meta sulle sponde di un fiume silenzioso un sognatore senza nome trova miracolosamente la beatitudine nei sorrisi rubati al pianto di una fanciulla, nel calore di parole estorte ai suoi singhiozzi e nella dolcezza della sua fredda pelle. Proprio in quel frangente il suo cuore ricomincia a battere e si rifiuta per la prima volta di chiudere gli occhi davanti alla realtà… le sue ali non devono più portarlo lontano dal presente. Le notti si fanno bianche nel candore di una giovinezza ritrovata, le ore iniziano a passare come secondi e la terra smette di ruotare sotto i suoi piedi, pietrificata davanti all’incontro di due anime. Avere le ali e non aver più bisogno di usarle, questo è quello che fa l’amore ai sognatori… un illusione suprema, forse, ma reale come il dolore di una lama conficcata nel petto. 

Una notte segue l’altra in un valzer perfetto di ballerini che fino al giorno prima non erano neanche coscienti di saper ballare. Ma il cuore di lei non è sincero, esso è già di un altro uomo, e quando il cuore di una donna si dona a qualcuno esso non può più appartenere a nessun altro. L’amore vero è totalitario… tutto esige e tutto si prende senza nulla in cambio, esso non è razionale e per questo non può essere assoggettato al rigore accademico della mente umana… 

“Perché lui non è voi? Perché non è come voi? È peggiore di voi… eppure lo amo di più.” 

Si potrebbe pensare che sia ingiusto, si potrebbe voler dimostrare che un altro finale è possibile ma a nulla possono servire le parole della mente davanti ad un cuore che è sordo e cieco

Sembra saperlo bene il protagonista di questo racconto. Egli si inginocchia sotto ad archi disseminati di crepe e, dinanzi alla misticità di questo sentimento tanto puro quanto folle, pronuncia parole di gratitudine per una beatitudine che sa che in pochi secondi si potrebbe dissolvere in uno schiocco di dita. Egli non teme che tutto il suo mondo gli possa crollare addosso riducendolo a un cumulo di macerie. Egli è felice perché, anche solo per un attimo della sua esistenza, ha potuto assaporare l’ebbrezza della Vita. Egli sa che in nessun caso potrà mai nutrire del rancore verso quell’unica persona che ha saputo vederlo tra i vicoli di una città buia. Egli sa che davanti ad un futuro grigio e ad una solitudine straziante, privato del conforto dei suoi ormai sterili sogni, continuerà sempre a nutrirsi del solo ricordo di quella felicità vera e autentica che solo l’amore può evocare. Nonostante il vuoto di un domani senza di lei, lui è deciso a restare lì, chinato al suolo, con le mani incrociate e gli occhi lucidi di gratitudine, mentre il presente frana sotto i suoi piedi.

 

Quanti di noi potrebbero dire lo stesso? Quanti di noi sarebbero capaci di dirsi sazi e grati di un solo attimo di beatitudine? Quanti di noi saprebbero resistere al rancore davanti a “tutto [un] castello di fantasticherie [che crolla] senza lasciare tracce”? Forse nessuno, o forse solo coloro che sono stati capaci di amare in questa vita… forse questo altro non è che l’effetto che solo l’amore vero può generare:  l’accettazione del libero arbitrio altrui, la venerazione della Libertà, la fede nel giudizio del prossimo. Un amore paragonabile nella sua grandezza a quello che, secondo la fede Cristiana, Dio seppe dimostrare verso i suoi figli nel momento in cui, nel giorno della creazione, seppe farsi da parte nel renderli responsabili delle proprie scelte… perché alla fine dove non c’è la libertà di scelta, c’è tirannia e dove c’è la tirannia non può esserci l’amore. Molti nel corso della storia si sono fatti tiranni elevandosi a Dei nel voler decidere per gli altri ma pochi hanno saputo farsi umili imitando Dio nel lasciare gli altri liberi di decidere per sé stessi.

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